L’importantissima scoperta, avvenuta nel 1961 in territorio di Papasidero,
ha gettato una straordinaria luce sulle vicende preistoriche della Calabria
settentrionale, dimostrando che essa era abitata da almeno 20.000 anni fa.
L’uomo del Romito era della razza cro-magnon, non sapeva allevare gli animali e
non conosceva l’agricoltura e la lavorazione della ceramica.
La grotta è divisa in due parti ben distinte:
– quella vera e propria, profonda circa venti metri, che si addentra nella formazione
calcarea con un cunicolo stretto e oscuro e il riparo che si estende per circa 34 metri in direzione est-ovest.
Per il neolitico l’analisi del carbonio 14 ha dato 4.470 a.C. mentre, per gli strati del paleolitico
superiore, il più antico finora databile, risale a circa 16.800 anni a.C.
L’homo sapiens ha abitato molto intensamente la grotta lasciando innumerevoli
testimonianze del suo passaggio in strumenti litici e ossei, nello stupendo graffito e nei resti dei propri scheletri.
La figura di toro, lunga circa 1,20 metri, è incisa su un masso di circa 2,30 metri di lunghezza e inclinato di 45°.